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Mobilità sociale e circolazione delle élites fra Italia e Stati dell'Europa (secoli XVI-XVIII)

Mobilità e cooptazione delle élites al servizio della Monarchia Spagnola policentrica

Il caso del cardinale Antonio Maria Sauli (1587-1605)
Yasmina Rocío Ben Yessef Garfia
p. 51-64

Résumés

Il cardinale genovese Antonio Maria Sauli costituisce un caso di studio interessante per l’analisi di fenomeni di singolare importanza dell’Età Moderna quali l’ascesa sociale delle élites, la cooptazione delle stesse al servizio di stati con interessi contrapposti e la loro circolazione. La carriera curiale del cardinale oscillò fra fedeltà e servizi offerti ai diversi potentati: alla Repubblica, al Papa, al Granducato di Toscana, alla monarchia spagnola. Alla fine del Cinquecento quest’eterogeneità rendeva i suoi servigi particolarmente ambiti per la Spagna, in un momento in cui la fazione filospagnola a Roma perdeva terreno di fronte alla Francia e Ferdinando de’ Medici perseguiva una politica di progressivo allontanamento dalla monarchia spagnola. Il presente saggio mette in luce l’importanza degli agenti privati al servizio del Re Cattolico nella cooptazione di nuovi servitori. Allo stesso tempo, questa ricerca evidenzia come la natura policentrica della monarchia spagnola rendeva fondamentale il poter contare su élites situate in diverse sedi –anche in quelle al di fuori dai confini ispanici- capaci di negoziare, assumere e fornire risorse per il raggiungimento degli scopi del Re Cattolico.

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Notes de l’auteur

Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca I+D+I «Res Publica Monárquica. La Monarquía hispánica, una estructura imperial policéntrica de repúblicas urbanas» (REXPUBLICA, PGC2018- 095224-B-I00) diretto dal prof. Manuel Herrero Sánchez (Universidad Pablo de Olavide, Sevilla). Il presente saggio è stato anche possibile grazie al progetto ERC DisComPoSE. «Disastri, comunicazione e politica nell'Europa sudoccidentale» (programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione europea – grant agreement n. 759829). L'articolo riflette esclusivamente l'opinione dell'autore e l'Agenzia non è responsabile per l'uso delle informazioni in esso contenute.

Texte intégral

I rapporti fra Spagna e Roma attraverso le élites genovesi: metodologia e ipotesi di partenza

  • 1 Cardim 2012.
  • 2 Doria 1986, p. 57-122; Herrero Sánchez 2011.
  • 3 Visceglia 2010; Visceglia – Signorotto 1996; Martínez Millán 2010, p. 549-682.

1La natura policentrica della monarchia spagnola spiega la sua difficoltà ad amministrare un insieme di centri politici ed economici di vitale importanza, il cui funzionamento e mutua interazione condizionavano e ridimensionavano la stessa politica della corte di Madrid.1 Oltre all’insieme dei territori che facevano parte della Spagna vi erano altri centri, stati sovrani e quindi non sottomessi alla giurisdizione del Cattolico, che rivestivano una singolare importanza nei processi decisionali della monarchia e nel maggior o minor successo della politica spagnola. In questo senso, Genova e i genovesi giocarono un ruolo fondamentale non solo come fornitori di capitali e informazioni ma anche come elementi chiave nell’organizzazione della guerra, nella diffusione di un modello culturale cosmopolita spagnolo e nel raggiungimento degli obiettivi dell’agenda politica del Re Cattolico.2 Era dunque fondamentale per il sovrano contare sull’autorità morale e politica del Papato che avrebbe contribuito a garantirgli quel ruolo di principale difensore della causa cattolica, caratteristica che fece della corte pontificia un obiettivo cruciale per la Spagna.3 Quindi, uno dei primi obiettivi che ci siamo posti è stato quello d’indagare sulla funzione che ebbero due stati sovrani come Genova e lo stato pontificio nel consolidamento del potere della monarchia spagnola nell’Italia del Cinquecento e Seicento.

  • 4 Delumeau 1957; Ago 1998.
  • 5 Montacutelli 1998, p. 367-391.
  • 6 Mombelli Castracane 1971; Costa Restagno 2004, p. 14-44; Terzaghi 2007.

2La ricerca prende spunto dai lavori svolti sull’economia della piazza romana nel Cinquecento e Seicento4 e sulla nutrita comunità genovese che vi si era insediata, attratta dalle molteplici opportunità di guadagno che offriva il Papato:5 la presenza a Roma della chiesa nazionale di San Giovanni Battista de’ Genovesi con annessa confraternita nonché di importanti banchi privati, come quello gestito dal consorzio castigliano-genovese composto da Herrera e Costa,6 ne sono una chiara dimostrazione.

  • 7 Esteban Estríngana 2012.

3Sebbene inizialmente la ricerca avesse preso in considerazione un ampio campione di agenti genovesi che, in un modo o nell’altro, avevano contribuito alla causa spagnola presso la corte romana, le prime indagini archivistiche effettuate evidenziavano il ruolo di spicco dei cardinali genovesi quali mediatori e catalizzatori della politica di questi tre stati. In questo contesto, il significato di «servizio» e le sue sfumature sono aspetti che si sono rivelati, da un lato, essenziali per capire l’ascesa di alcuni di questi genovesi a Roma e allo stesso tempo enormemente complessi se si tiene conto della diversità di rapporti di patronage in cui solitamente erano coinvolti i cardinali. Rapporti la cui conciliazione – non sempre semplice – rende lo studio di queste élites particolarmente interessante per lo storico.7

  • 8 Novi Chavarria 2015.
  • 9 D’Avenia 2015, p. 45-72 e 2019, p. 93-110; Quiles García 2011, p. 731-752.
  • 10 Una definizione sugli Eminenti in Bitossi 1990, p. 74.

4Questa ricerca attinge ai recenti lavori effettuati sugli ecclesiastici al servizio del re8 e su alcuni dei grandi cardinali genovesi, quali Giannettino Doria o Agostino Spinola, entrambi appartenenti a famiglie della nobiltà vecchia genovese le cui casate – dirette concorrenti nella corsa per ottenere riconoscimenti e onori dalla Spagna – offrivano i loro servigi al monarca anche grazie alle loro variegate reti clientelari che abbracciavano i diversi domini del Re Cattolico e i centri fondamentali per la logistica della monarchia spagnola, come Venezia o il Papato.9 Inoltre, in entrambi i casi si trattava di reti dei così detti Eminenti della Repubblica, più legati alla Corona spagnola che alla madre patria e i cui estesi contatti garantivano il dominio delle magistrature genovesi e, quindi, l’esercizio di una netta influenza sul governo ligure a beneficio della Spagna.10

  • 11 I cardinali genovesi filospagnoli si affiancavano, in questo modo, al compito fondamentale che dov (...)

5L’importanza di quei piccoli e grandi stati sovrani italiani spiega come gli agenti al servizio del Re Cattolico, quali alcuni cardinali genovesi, proprio per rendersi utili alla politica imperiale, s’impegnassero nel terreno scivoloso di esercitare, almeno in apparenza, diverse fedeltà e servizi allo scopo di ottenere informazioni rilevanti, di contenere l’animosità nei confronti del sovrano e di negoziare delle soluzioni favorevoli alla Spagna. Il tutto senza far crollare il difficile equilibrio che consentiva a questi agenti di servire diversi stati, di ottenere da loro diversi benefici e quindi di promuoversi socialmente.11

  • 12 In questo senso, ci è sembrato interessante l’approccio dello studioso Diego Pizzorno che nella su (...)
  • 13 Jankowiak – Pettinaroli 2016.

6La presente ricerca non analizza le carriere di cardinali appartenenti a quelle famiglie genovesi che già contavano una lunga tradizione di servizio al sovrano della Spagna.12 Una scelta metodologica del genere consente di mettere in luce i processi attraverso i quali un cardinale ligure sarebbe riuscito a diventare servitore di un principe; consente, cioè, di analizzare come nasceva, come si costruiva e come si sviluppava il servizio in un soggetto la cui tradizione familiare non era stata ancora caratterizzata da una fedeltà indiscutibile e secolare verso un determinato principe. È nei casi menzionati che si può cogliere più chiaramente l’illusione che un individuo potesse agire in solitario: invece, lo studio dell’ascesa sociale dei cardinali dimostra l’enorme influenza che avevano le loro interazioni con altri gruppi sociali e culturali.13 Inoltre, una ricerca sui porporati genovesi appartenenti a casate meno radicate nel servire il Re Cattolico consente di intravedere i fenomeni di incertezza, le sfumature e i percorsi altalenanti che definivano il più delle volte qualsiasi tipologia di servizio, aspetti che di solito vengono oscurati dalle ricerche su quelle famiglie che vantavano anni di fedeltà – anche generazioni – verso un determinato principe. In questo senso, acquisiscono speciale interesse le strategie che i «neofiti» mettevano in atto per diventare persone fidate agli occhi dei ministri ispanici presenti a Roma nonostante la mancata esistenza di una tradizione familiare. Il cardinale Antonio (Maria) Sauli (1541-1623), figlio di Ottaviano, è uno di questi.

  • 14 Sul cardinale Bendinello II Sauli di Pasquale I: Hyde 2009; Fara 2017, p. 726-729. Egli era fratel (...)

7I servigi dei Sauli al papato furono solo preceduti da quelli messi in atto dai cardinali Bendinelli II Sauli di Pasquale (ca. 1484-1518) e Girolamo Sauli q. Vincenzo (?-1559), appartenenti a rami collaterali14 ed entrambi protagonisti di carriere ecclesiastiche non riuscite. Alla luce di questi precedenti sfortunati, la significativa ascesa del cardinale Antonio Sauli al servizio del papato rappresentò una svolta e un esempio di successo all’interno della casata.

  • 15 I nonni del cardinali Antonio Sauli e di Bendinelli Sauli erano fratelli. Bologna 2000 (tavole gen (...)
  • 16 Sul ruolo di Andrea Doria nella politica cinquecentesca della Repubblica: Pacini 1999. Sui servigi (...)

8Tra i servigi forniti dalla famiglia Sauli alla Spagna, sono da rilevare quelli effettuati con due galere dal capitano Bendinelli Sauli di Agostino (?-1605), unico esponente della nobiltà nuova genovese il quale, dalla metà dagli anni 50 del XVI secolo, era al servizio di Carlo V nella squadra di galere genovesi. Il cardinale Antonio Sauli e Bendinelli Sauli erano parenti lontani, anche se non pare fossero in rapporto fra loro.15 L’affiliazione di entrambi i Sauli alla monarchia spagnola rivestì una particolare importanza per il Re Cattolico nella seconda metà del Cinquecento, giacché contribuì a fortificare la posizione della Spagna fra i nuovi della Repubblica e, allo stesso tempo, come si vedrà in seguito, costituì un’occasione per rafforzare l’unione dei genovesi nuovi con i Doria, figure di spicco della politica genovese e vere colonne a sostegno della Spagna nello stato ligure.16

  • 17 Visceglia 2013, p. 247-248.
  • 18 Visceglia 2004, p. 155-190:176.
  • 19 La fazione filospagnola era talmente menomata agli inizi del Seicento che a febbraio del 1605 il r (...)
  • 20 Volpini 2014, p. 360-381; Menicucci 1999, p. 40-49.

9Le fonti utilizzate per approfondire questo studio riguardano principalmente i documenti dell’Archivo General de Simancas, l’Archivo Histórico Nacional de Madrid, l’Archivio di Stato di Roma, l’Archivio Apostolico Vaticano e l’Archivio Doria Pamphilj relativi alla fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Come ha messo in luce Maria Antonietta Visceglia, si tratta di un periodo fondamentale nei rapporti fra la monarchia spagnola e il papato:17 negli anni ‘90 del Cinquecento, Filippo II inaugurò una politica più incisiva durante i conclavi e presso la corte romana allo scopo di procurarsi consensi e sostegno contro i navarristi, che puntavano a ottenere per Enrico di Borbone la dispensa papale che gli avrebbe permesso di governare la Francia a partire dal 1594, dopo aver abiurato.18 Inoltre agli inizi del Seicento la monarchia spagnola vide ridursi considerabilmente il numero di cardinali filospagnoli e incrementarsi l’influenza del partito filofrancese. Il fenomeno è osservabile soprattutto a partire dal 1594, anno dell’incoronazione di Enrico IV di Francia, che contribuì a fortificare la fazione filofrancese presente a Roma. Essa era sostenuta fortemente dagli ambienti toscani data l’unione fra il re di Francia e Maria de’ Medici, figlia del defunto Francesco de’ Medici e quindi nipote di Ferdinando, quest’ultimo prima cardinale e poi Granduca di Toscana dal 1587.19 Allo stesso tempo, la politica di relativo allontanamento dalla Spagna perseguita proprio da Ferdinando de’ Medici trova ugualmente spiegazione nella sua parentela con i Guisa e giustificava il sostegno della Toscana ai piani di ricomposizione della Francia cattolica.20

  • 21 Eubel- van Gulik 1923, III, p. 52. Più dettagli sulla vita del cardinale Sauli in Cardella 1793, V (...)

10Appartenente alla nobiltà nuova della Repubblica, Antonio Sauli fu l’esempio di un’importante ascesa sociale nella quale ebbe un ruolo chiave, come vedremo, la perfetta conciliazione di differenti servizi. In primo luogo gli incarichi nel papato i cui primi risultati videro la luce durante il pontificato sistino: fu nominato arcivescovo di Genova nel 1586; ottenne la porpora nel 1587; dal 1588 al 1590 fu prefetto della flotta di galere del Papa, carica che approfondiremo in seguito; decano del sacro Collegio nel 1620 e membro della congregazione Propaganda Fide nel 1622.21

  • 22 Sauli appariva come uno che vantava simpatie filofrancesi in diversi documenti scritti dagli ambas (...)

11Allo stesso tempo, i Sauli erano riconosciuti dalla fine del XV secolo per le loro simpatie filofrancesi –basti dire che la famiglia fu finanziatrice della spedizione di Carlo VIII in Italia del 1494 –, considerazione che è spesso riportata nelle varie cronache di cardinali dell’epoca e che è menzionata in diverse testimonianze del periodo in cui visse Antonio Sauli.22

  • 23 Giordano 2006, p. LXXXIII. Alcune testimonianze dei servigi forniti da Sauli al conte di Castro in (...)
  • 24 La cooptazione costituisce un modo specifico di reclutamento attraverso il quale le persone chiama (...)

12Per quanto riguarda i servigi ufficiali di Sauli alla monarchia spagnola, il genovese fu cardinale confidente almeno dal 1609, anno in cui fu inviato il conte di Castro, Francisco de Lemos, come ambasciatore spagnolo presso il Papa.23. Ma ciò che più stupisce del progressivo inserimento di Sauli nel patronage ispanico fu la sua inclusione fra i papabili sostenuti dalla Spagna nel conclave per la sede vacante di Leone XI, iniziato nel maggio del 1605. Come aveva costruito tale fiducia in così breve tempo un individuo che aveva alle spalle delle simpatie filofrancesi in un momento in cui la Spagna vedeva minacciata la sua politica presso il Papa proprio dalla Francia? Quali soggetti influirono nella rapida cooptazione del Sauli come una potenziale risorsa del Re Cattolico?24 Per rispondere a queste e ad altre domande è fondamentale analizzare sia i servizi cercati e ottenuti dal Sauli presso il Pontefice sia la rete di contatti che manteneva con altri stati, oltre allo stato pontificio e alla Spagna.

La cooptazione del cardinale: spazi, agenti e filiazioni

  • 25 Biaudet 1910, p. 285.

13Fra le prime esperienze del Sauli al servizio del Papa si trova la sua nunziatura a Napoli dal 1573 al 1577 per conto di Gregorio XIII.25 Napoli costituiva uno scenario fondamentale per la Chiesa come fonte di redditi, oltre a essere uno spazio in cui gli ampi poteri esercitati dagli ecclesiastici erano non raramente contestati dai poteri secolari. In questo scenario è comprensibile che uno dei principali obiettivi della nunziatura del Sauli fosse soprattutto riuscire a far rispettare l’exequatur, che concedeva ai nunzi diritti di giurisdizione sui laici.

  • 26 In una sua lettera di 12 giugno 1577, il Sauli, riferiva i suoi sforzi per far imbarcare su galere (...)
  • 27 Varriale 2014.
  • 28 Non si sono trovate prove sull’esistenza di eventuali rapporti fra il nunzio e un suo parente, Ben (...)

14Inoltre, l’esperienza napoletana del Sauli come nunzio gli offrì l’occasione di conoscere meglio la composizione e i movimenti della flotta navale spagnola – sulla quale mandava puntualmente notizie alla segreteria di Stato – e l’importanza di Napoli quale mercato per il rifornimento delle galere.26 Si trattava di informazioni che molto probabilmente gli sarebbero state utili a partire dal 1588, anno in cui fu nominato prefetto delle galere del Papa, nonché notizie essenziali nel contesto mediterraneo dell’epoca – coinvolto nella lotta contra il Turco –27 e sulle quali Sauli potrebbe aver acquisito una certa dimestichezza proprio durante il suo soggiorno a Napoli.28

  • 29 Doria 1977, p. 377-394; Pacini 2003, p. 325-390: 374-385; Pacini 2005, p. 21-44.
  • 30 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 26 settembre 1575, fol (...)
  • 31 Pacini, 2003, p. 325-390: 372.

15Gli anni in cui Sauli esercitò la nunziatura napoletana costituirono un periodo fondamentale per Genova che allora affrontava i moti di una guerra civile fra la nobiltà nuova e quella vecchia. Essi portarono questi ultimi all’esilio dalla Repubblica quando i nuovi, con l’aiuto del popolo, assunsero il controllo della città nel marzo del 1575.29 Dalle lettere inviate dal Sauli alla segreteria di Stato scaturisce la ferma volontà del nunzio di coadiuvare le negoziazioni necessarie per restituire la pace alla madre patria. Ragion per cui il Sauli confidava a Giovanni d’Austria che, nella sua residenza a Napoli, era solito invitare i membri della nobiltà nuova e vecchia per cercare di spingerli a un compromesso.30 Un’iniziativa del genere nel contesto descritto poteva sollevare sospetti fra i ministri spagnoli, soprattutto alla luce delle strategie che altri membri della fazione nuova mettevano in atto presso altre sedi per perorare la loro causa. Infatti, a Roma un altro nuovo –Vincenzo Giustiniani – non esitava a difendere quelli della sua fazione dinanzi a Gregorio XIII. Il maggior coinvolgimento della nobiltà vecchia della Repubblica negli affari ispanici giustificava le cautele della Spagna nei confronti dei nuovi genovesi che avevano cacciato dalla città i principali sostenitori del Re Cattolico. Per la Spagna, per citare le parole del Pacini, le pratiche eseguite da quei nuovi dinanzi il Papa e mirate all’ottenimento del suo sostegno «facevano presagire un tentativo dei nuovi di spostare verso Roma l’asse della politica estera della Repubblica fino a porla sotto la protezione della Chiesa con un esplicito legame giuridico: un’eventualità che Filippo II era pronto a bloccare con ogni mezzo».31

  • 32 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 3, lettera del nunzio Antonio Sauli, 15 agosto 1573, fol. 4 (...)
  • 33 La connivenza fra D’Austria e Doria è riferita in modo frequente nel carteggio di Sauli di questi (...)
  • 34 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 21 settembre 1575, fol (...)
  • 35 Ibid.
  • 36 Savelli 1992.

16La capacità di Roma di determinare le sorti del conflitto genovese era ampliamente riconosciuta dal Sauli che si mostrava particolarmente interessato a ottenere la soluzione della lite tramite la mediazione del solo pontefice.32 La partecipazione del Papa alle negoziazioni avrebbe imposto una soluzione pacifica al conflitto e quindi avrebbe evitato qualsiasi intervento militare della Spagna contro Genova. Di diverso avviso erano invece i ministri ispanici come Giovanni D’Austria e i servitori genovesi appartenenti alla nobiltà vecchia come Giovanni Andrea Doria che, una volta espulso dalla Repubblica, si era rifugiato con le sue navi a Napoli. Lì ebbe occasione di conoscere il nunzio Sauli e di pianificare, insieme al figlio naturale dell’Imperatore, un ipotetico attacco militare allo stato ligure che consentisse il rientro dei vecchi in patria.33 Secondo il nunzio, Giovanni Andrea Doria avrebbe tratto vantaggio dalla posizione del D’Austria favorevole ai vecchi della Repubblica. Infatti, il figlio naturale di Carlo V era convinto che la sicurezza della Repubblica potesse essere garantita solo da questi.34 A dire del Sauli, D’Austria avrebbe riferito all’ambasciatore veneziano a Napoli, Gerolamo Lippomano, che Carlo V non era dell’idea di muovere armi contro Genova, ma ne aveva dato licenza a Giovanni Andrea Doria e ad altri suoi servitori genovesi.35 Tuttavia, Doria non sottovalutava altre strategie meno aggressive, quale la promozione di una dura campagna di propaganda contro la nobiltà nuova che comprendeva la proposta al viceré di non autorizzare le esportazioni di grano verso la Repubblica.36

  • 37 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 14 ottobre 1575, fol. (...)
  • 38 Ibid, 9 giugno 1575, fol. 584r.

17I programmi di D’Austria e di Doria non costituivano l’unica opzione da considerare nei circoli pro-ispanici. Infatti, le drastiche misure auspicate dal figlio del re Cattolico e dall’Eminente genovese non erano condivise dal viceré di Napoli, il marchese di Mondéjar, il quale, secondo Sauli, era convinto che per risolvere le differenze fra i genovesi fosse necessario che il Papa «stringesse quelli di dentro», cioè la nobiltà nuova, e che invece D’Austria facesse altrettanto con i vecchi.37 La soluzione adottata consistette nell’accettazione, da parte dei nuovi e dei vecchi, della mediazione del Papa e del monarca spagnolo. Anche se Sauli era convinto che bastasse il semplice intervento del pontefice, s’impegnava a rispettare la decisione raggiunta e assicurava alla segreteria di Stato che avrebbe contattato i suoi parenti di Genova perché adeguassero le loro azioni all’accordo deciso.38

18Quanto esposto dimostra l’impatto che avevano le azioni dei vari agenti operanti nelle sedi sottoposte alla giurisdizione della Monarchia e oltre, nei processi decisionali. Tutto ciò sottolineava il carattere collettivo della prassi politica spagnola. La natura policentrica della monarchia spagnola obbliga inoltre all’analisi accurata dei fenomeni di negoziazione del conflitto tenendo conto del continuo scambio di informazioni fra i diversi centri e che consentiva di raggiungere consensi ampiamente condivisi. In questi scambi era fondamentale il ruolo degli agenti privati e dei loro rapporti di alleanza, inimicizia o appartenenza a fazioni che, nonostante l’indiscussa sovranità del Re Cattolico, operavano con un alto grado di autonomia e modulavano con le loro azioni la politica della Corte.

19Più specificamente, l’analisi delle diverse posizioni circa la guerra civile genovese ha contribuito ad aprire una finestra alla ricerca degli avvenimenti liguri in sedi lontane dalla Repubblica e a evidenziare le opinioni contrastanti che in questi anni opponevano Doria e Sauli. Anche se non siamo in grado d’indicare fino a che punto Doria e Sauli si relazionarono durante la loro permanenza a Napoli, non c’è dubbio sulle differenze fra i due genovesi. Queste non sono giustificate unicamente dall’appartenenza a fazioni diverse, ma anche dai servigi nei quali si riconoscevano: alla monarchia spagnola il Doria; al Papa e alla Repubblica il Sauli. Ma come vedremo, l’estrema labilità dei confini del servizio stava per rendere la questione ancora più complicata.

  • 39 La posizione di Sauli riguardo la Repubblica è palesata dallo stesso nunzio in una delle sue lette (...)
  • 40 Boggiano-Pico 1971: p. 185-199:193. Sull’importante ruolo dei cardinali protettori per Genova: Piz (...)

20Dalla corrispondenza di Sauli durante la sua nunziatura napoletana viene fuori l’immagine di un leale servitore di Genova, caratteristica che spiega perché alcune cronache dell’epoca lo definivano un «huomo di Repubblica».39 Non a caso dal 1611 fu cardinale protettore dello stato ligure e uno dei protettori della confraternita di San Giovanni Battista dei Genovesi presente a Roma.40 Il legame di Sauli e di altri cardinali con la madre patria costituiva, in generale, un vantaggio per la Repubblica che, occorre ricordare, non possedeva un’ambasciata presso il pontefice né una nunziatura a Genova. Questo vuol dire che i rapporti fra Genova e Roma dovevano essere sostenuti dai prelati genovesi presenti sulla piazza romana e dalle loro reti familiari e personali.

21Per quanto concerne alcune delle questioni poste fino a ora, ovvero come si costruisce un’élite e quali sono stati i meccanismi che hanno portato il Sauli a diventare una delle principali pedine della strategia politica spagnola agli inizi del Seicento, bisogna soffermarsi sulla successiva missione diplomatica effettuata dal genovese per il papato: la nunziatura di Portogallo in occasione della spinosa questione della successione di questo regno.

  • 41 Moroni 1853, vol. 61, p. 292.
  • 42 Fernández Collado 1991, p. 44.
  • 43 AGS, Estado, leg. 1412, doc. 156, lettera di Juan de Zúñiga, ambasciatore spagnolo a Roma, a Giova (...)

22Nel 1579 il Papa inviava in Portogallo gli ecclesiastici Sauli e Frumento per convincere il monarca portoghese a designare un successore. Ovviamente si trattava di un’iniziativa fortemente contestata dalla Spagna che aspirava alla successione. Alcuni lavori hanno suggerito l’idea che Sauli fosse stato cooptato per la causa spagnola al ritorno dalla sua missione, quando fu ricevuto alla Corte da Filippo II di cui «si sarebbe guadagnato il favore».41 Altri testi hanno evidenziato il ruolo che ebbe al riguardo l’ambasciatore spagnolo a Roma, Juan de Zúñiga, il quale in una lettera a Filippo II del 31 gennaio 1579 informava che si era servito di Antonio Sauli, prima della sua partenza per la missione in Portogallo, per trasmettere al Papa «los inconvenientes que había en conceder esta dispensación» al cardinale Enrico. Di fatto, la dispensa gli avrebbe permesso di sposarsi e, in questo modo, di avere una discendenza legittima che potesse aspirare al trono portoghese.42 A sostegno di quest’ultima tesi va l’analisi del carteggio di Giovanni Andrea Doria a Filippo II che si trova a Simancas. In una lettera del 18 gennaio 1579, Doria informava il re che aveva ricevuto da Roma una missiva di Juan de Zúñiga nella quale l’ambasciatore consigliava a Doria «que se tenga cuenta con Antonio Sauli a quien su Santidad envía nuncio en Portugal junto con monsignor Frumento».43

  • 44 Ibid, doc. 157, fol.344r.

23Per quanto riguarda la conoscenza che fino a quel momento aveva Doria di Antonio Sauli, in una lettera inviata il 17 gennaio 1579 all’ambasciatore Zúñiga, Doria assicurava che, anche se conosceva il padre Ottaviano «muy cuerdo y honrado hombre» sapeva ben poco del figlio «porque yo no le he visto sino dos o tres veces en Nápoles y en Roma ha estado años».44 E aggiungeva Doria che Zúñiga doveva conoscerlo molto meglio di lui, dal che si deduce che probabilmente l’ambasciatore spagnolo aveva già valutato la possibilità di reclutare il Sauli per la causa spagnola.

  • 45 Ibid.

24Le nette differenze fra le proposte di Sauli e Doria per la risoluzione del conflitto civile genovese di 1575 spiegano i sospetti che quest’ultimo nutriva nei confronti del casato dei Sauli che, secondo il principe di Melfi, era solito associarsi al popolo con la speranza di mettersene a capo, ma che tornava subito a relazionarsi con i nobili vecchi della città quando vedeva frustrati i suoi obiettivi. Ragioni a cui bisognava aggiungere il ben noto passato filofrancese della famiglia.45

  • 46 AAV, Segretaria di Stato, Napoli, vol. 8, lettera di Antonio Sauli, nunzio straordinario in Portog (...)
  • 47 Prova del carattere critico di Lorenzo Sauli nei confronti dei rapporti di Genova con la Spagna la (...)

25Nonostante tutte le reticenze espresse dal Doria, agli inizi di febbraio 1579, Antonio Sauli scrisse da Genova al Papa informandolo che «in questi giorni che sono stato qua sendo [essendo] stato ricercato dal signor Giovanni Andrea Doria ho concluso l’accasamento di mio fratello con una cugina germana di Sua Eccellenza con dote di 15.000 scudi d’oro con molta sodisfattione di tutta la casa nostra».46 Si trattava del matrimonio fra Lorenzo Sauli, antispagnolo riconosciuto persino nei circuiti ispanici, e Chiara Doria, cugina di Giovanni Andrea.47 Un colpo di scena che significò, prima della sua partenza per il Portogallo, l’inserimento di Sauli sotto la protezione del Doria, intenzionato, come vedremo, ad assicurare al Re Cattolico i servigi del Sauli a Roma e, per questo motivo, a promuovere la sua ascesa nella Curia.

  • 48 AGS, Estado, leg. 1412, doc. 113, lettera dell’ambasciatore spagnolo a Genova, Pedro de Mendoza, a (...)

26Al ritorno dalla missione diplomatica del Sauli in Portogallo, l’ambasciatore spagnolo a Genova, Pedro de Mendoza, affermava che il genovese «viene muy obligado a lo que dice de las mercedes que Vuestra Majestad le ha hecho y que procurará con sus servicios de merescerlas. Desea llegar a Roma para poder servir a Vuestra Majestad más particularmente».48

  • 49 Saltini 1880, p. 365-401: 398. I buoni rapporti trascorsi fra Sauli e il Medici spiegano che Doria (...)
  • 50 Sulla squadra di galere del Papa: Guglielmotti 1882. Sul programma navale di Sisto V: Filioli Uran (...)
  • 51 In un’altra lettera di Riccardi a Doria, il primo menzionava anche i Cicala fra gli asentistas de (...)
  • 52 Ibid.

27Era proprio a Roma che il Sauli avrebbe meglio potuto servire il sovrano spagnolo, esattamente dove il prelato desiderava tornare al più presto per poter così proseguire la sua carriera curiale, che ovviamente mirava al raggiungimento della porpora. Ma dal 1586 era arcivescovo di Genova, incarico che lo teneva lontano dalla corte pontificia per cui era necessario che le sue trattative per il cardinalato fossero avviate da altri a Roma. Sebbene alcuni studi abbiano segnalato il ruolo che ebbe Ferdinando de’ Medici nella nomina a cardinale di Sauli,49 la consultazione, presso l’Archivio Doria Pamphilj, del carteggio fra Giovanni Andrea Doria e Giovanni Riccardi, un agente del primo alla corte papale, evidenzia l’intenzione del principe di Melfi di favorire la candidatura del Sauli presso il papa Sisto V. Tuttavia, non è da escludere che i rapporti di Sauli con Ferdinando de’ Medici abbiano potuto facilitare la carriera curiale del genovese, soprattutto dato il sostegno che il Granduca forniva al Papa nel suo proposito di costruire una potente flotta.50 I piani di Sisto V a questo riguardo erano disapprovati senza riserve dal Doria per i potenziali danni che essi avrebbero potuto arrecare alla monarchia spagnola. Infatti, il principe di Melfi assicurava a Riccardi che il Granduca avrebbe proposto a Sisto V i servigi delle galere degli Spinola, al momento al servizio di Filippo II, il che avrebbe privato il Re Cattolico di una parte della sua flotta.51 A questo inconveniente si aggiungerebbe il fatto che, se il Papa fosse riuscito nel suo intento di costruire la propria armata con le galere che prima servivano la Spagna, il pontefice avrebbe potuto rifiutarsi di versare al Re Cattolico i contributi delle chiese spagnole pattuiti per la difesa della Cristianità nel Mediterraneo, adducendo come motivazione il minor numero di galere da mantenere e al servizio di Filippo II.52

  • 53 Riccardi riteneva che «questo Papa non è huomo da moversi per l’intercessione del signor Principe (...)
  • 54 Ibid.
  • 55 Ibid, lettera di Giovanni Riccardi a Giovanni Andrea Doria, 28 novembre 1586.

28Per questi motivi, Riccardi invitò il Doria a riflettere se fosse una buona idea presentare il Sauli al Papa come un candidato sostenuto dal principe di Melfi. Suggeriva, invece, il versamento di «quattrini» come l’unica alternativa che avrebbe procurato il successo al Sauli, oppure la mediazione della signora Camilla, sorella del Papa.53 A dir di Riccardi, nemmeno i ministri della Spagna sembravano mostrare un vero interesse per l’ascesa del Sauli al cardinalato. Da un lato il conte di Olivares, ambasciatore spagnolo a Roma, avrebbe risposto alla supplica di Riccardi di sostenere il genovese «no viene monsignor Sauli acá» e «no sea bien aguardarle».54 Dall’altro, Riccardi trasmise al Doria che, per quanto concerneva la promessa fatta dal cardinale d’Aragona di parlare del Sauli al Papa, «non accader´più che lo faccia [il cardinale di Aragona], et credo che non lo facesse ne anco troppo volentieri».55

  • 56 ADP, Scaff. 93, b. 40, int. 7, in due lettere di Sauli a Giovanni Andrea Doria datate 18 dicembre (...)
  • 57 AGS, Estado, leg. 1420, doc. 156, lettera di Giovanni Andrea Doria a Filippo II, 17 aprile 1588, f (...)

29Nonostante tutti gli ostacoli, il 18 dicembre 1587 Sauli comunicò al Doria di aver ottenuto il cardinalato grazie al suo «gravissimo testimonio», gesto per il quale Sauli assicurò al principe di Melfi che «di questa mia fortuna ella ne potrà disporre, come se fosse collocata in persona d’un suo figlio».56 Un anno dopo, il Papa concesse a Sauli l’incarico di prefetto delle galere, probabilmente sollecitato dall’amicizia del cardinale con Ferdinando de’ Medici e dai rapporti di parentela con Giovanni Andrea Doria, capitano generale del mare al servizio del Re Cattolico. Un legame, quest’ultimo, che avrebbe potuto agevolare i complicati compiti a cui andava incontro il Sauli –armare dieci galere per il Papa – e nei quali il genovese non vantava alcuna esperienza precedente. Infatti, lo stesso Doria si mostrava meravigliato dinanzi la scelta del Papa, non solo per le poche conoscenze del prelato al riguardo ma anche per i vincoli che univano Sauli e Doria, apertamente ostile ai programmi navali del pontefice.57

  • 58 ADP, scaff. 84, b. 44, minuta di lettera del principe Doria al cardinale Sauli, 2, 9 e 22 aprile e (...)

30Non vi è dubbio che tanto il principe di Melfi quanto la Spagna e il papato avessero da guadagnare dall’assegnazione dell’incarico a Sauli. Così come si è spesso potuto verificare, i contatti di Sauli con Doria e la dimostrata conoscenza che vantava quest'ultimo della logistica della flotta spagnola potevano costituire un incentivo per il Papa che si assicurava, in questo modo, un accesso diretto al know how del principe di Melfi. La necessità di costruire delle galere a Genova faceva del Doria la figura più adatta per risolvere i problemi associati al varo di queste navi. Infatti, Sauli aveva bisogno dell’aiuto di Doria per riuscire a condurre a rimorchio tali galere a Civitavecchia, visto che le navi del Papa non avevano una sufficiente ciurma (chusma cioè schiavi e forzati) per poter navigare da sole. Al riguardo, Doria cercava di far capire costantemente a Sauli l’impossibilità di mantenere e di armare bene dieci galere in tempi brevi e ribadiva al cardinale in diverse missive di aprile e maggio 1588 l’importanza di contare su «chusma vecchia», cioè quella che, nonostante le condizioni penose in cui viveva, riusciva a sopravvivere e quindi ad acquisire una maggiore competenza rispetto a quella appena reclutata.58

  • 59 Ibid, aprile 1588 (non si precisa il giorno). Più di un mese prima, Doria aveva informato Filippo  (...)
  • 60 Ibid, doc. 161, lettera di Giovanni Andrea Doria a Filippo II, 17 aprile 1588, fol. 351r e v.

31Di singolare rilevanza fu anche il fatto che Doria fosse stato interpellato da Sauli per l’assegnazione degli incarichi da affidare nelle galere del Papa il che, oltre a conferire al principe di Melfi (e al Re Cattolico) un’enorme influenza, ci spinge a ragionare su come il modello spagnolo di armamento navale potesse erigersi a modello per altri stati mediterranei. La proposta di nominare Orazio Lercaro luogotenente della flotta papale è significativa della strategia di Doria volta a ingraziarsi il Sauli, requisito indispensabile per riuscire a farlo diventare, a breve termine, il cardinale confidente dell’ambasciatore spagnolo a Roma.59 Sappiamo che questo era l’obiettivo ultimo di Doria da una lettera che mandò a Filippo II il 17 aprile 1588 e che era condiviso dall’ambasciatore spagnolo a Roma, il conte di Olivares.60

32I vantaggi di contare sul Sauli come confidente della Spagna a Roma erano molteplici in un momento in cui l’ostilità fra il Doria e il Medici andava di pari passo con le diffidenze che esistevano fra Ferdinando de’ Medici e Filippo II, evidenziate dal progressivo allontanamento del Granduca dai progetti del Re Cattolico. Gli obiettivi di guerra contro il Turco, condivisi dal Papa, dal Granduca e dalla monarchia spagnola, non bastavano a coordinare le azioni di tre stati che nutrivano ben poca fiducia fra di loro. In questo senso, Sauli poteva costituire l’anello perfetto fra i diversi attori, capace anche di fornire informazioni di prima mano sui movimenti del Medici al Doria e quindi a Filippo II.

  • 61 ADP, scaff. 84, b. 44, minuta di lettera del principe Doria al cardinale Sauli, Palermo, 23 luglio (...)
  • 62 Ibid, Napoli, 27 giugno 1588.

33L’utilità di Sauli per difendere la politica spagnola si concretizzò anche in altre circostanze come nel corso del conflitto che generò la nuova politica di saluti voluta dal Papa per il funzionamento della nuova squadra di galere e che consisteva nel salutare solamente quelle navi appartenenti a terre che erano «capi di Regno et non altri nissuno ne nissuna altra galera».61 Il che voleva dire che il pontefice non era obbligato a salutare in primo luogo le navi con lo stendardo spagnolo. La questione era di singolare importanza soprattutto dopo l’uscita del cardinale di Aragona dalla congregazione di galere per cui, per citare le parole dello stesso Doria, «a Vostra Signoria Illustrissima [Sauli] tocara l’esser solo à contradirli [al Papa] le cose che le parerà non vadino à camino».62

  • 63 Ibid, Napoli, 2 settembre 1588.
  • 64 Ibid, Napoli, 11 settembre 1588.

34I toni usati dal Doria al riguardo nelle lettere inviate al Sauli sono quasi minacciosi, arrivando ad augurare alla flotta papale che acquistasse presto potenza perché così sarebbero stati il Doria e il monarca spagnolo a doversi sottomettere all’ubbidienza del pontefice e non il contrario.63 Aggiungeva Doria in un’altra lettera che, finché ciò non fosse successo, le galere del Papa, poco equipaggiate, avrebbero rischiato diversi pericoli che avrebbero dovuto affrontare da sole, visto che la flotta spagnola non avrebbe potuto navigare insieme a quella papale se questa diatriba sui saluti non si fosse risolta.64

  • 65 Ibid, Pozzuoli, 10 ottobre 1588.

35Le lettere di Doria a Sauli si protrarranno fino all’ ottobre del 1588 quando Doria comunicò al prefetto che nei circuiti spagnoli cominciava a sospettarsi che questa decisione del Papa sui saluti fosse stata assecondata senza problemi dal cardinale genovese. Secondo Doria, le voci suggerivano che Sauli non avrebbe fatto niente per dissuadere il pontefice. Come rimedio a questi mormorii, Doria proponeva apertamente a Sauli di diventare confidente dell’ambasciatore spagnolo a Roma, quindi solo cinque mesi dopo l’aver prospettato tale possibilità a Filippo II.65

  • 66 Ibid, Genova, 8 dicembre 1588.
  • 67 ADP, Aldobrandini, b. 9, int. 28, lettera del fiscale Nicolò Benigni al cardinale Aldobrandini, 26 (...)

36Le fonti finora consultate hanno confermato che Sauli diventò cardinale confidente solo nel 1609, quando era ambasciatore spagnolo a Roma il conte di Castro. Ma in una lettera datata 8 dicembre 1588, Doria si congratulava con Sauli perché questi gli avrebbe comunicato la «bona amicitia et intessa» con il conte di Olivares «perché troppo danno potria causare il contrario».66 Prima del 1609, l’agente di Aldobrandini a Valladolid, il fiscale Nicolò Benigno, scriveva della confidenza che esisteva fra il duca di Lerma e il cardinale Sauli, il che lo induceva a pensare che «il cardinale Sauli scrive et tiene cifra con il duca di Lerma».67

  • 68 Il corsivo è mio. AGS, Estado, leg. 980.
  • 69 Ibid, lettera del marchese di Vigliena, ambasciatore spagnolo a Roma, a Filippo III, 30 aprile 160 (...)

37Il legame di Sauli con il partito ispanico non fece che crescere nel tempo: nel conclave del maggio 1605 per la sede vacante di Leone XI, Sauli fu presentato come candidato ufficiale del partito spagnolo al soglio pontificio. In un contesto in cui la Francia sembrava poter contare su importanti sostegni, fu precisamente il passato filofrancese della casata Sauli a rendere il genovese un ottimo candidato, capace di superare il veto francese. Come affermava una relazione riguardante i cardinali che la Spagna avrebbe potuto sostenere nel conclave sopracitato, molto probabilmente redatta dal marchese di Vigliena [Villena], ambasciatore spagnolo a Roma, Sauli era un «hombre de mucho entendimiento, muestra gran voluntad a las cosas de España y será sin duda de su servicio, aunque también se entretiene con Francia en la apariencia, por valerse de todo hasta salir con su intención».68 Ma la strenua opposizione del cardinale Aldobrandini – che alla fine riuscì ad accaparrarsi il sostegno della Francia contro Sauli – fermò le aspirazioni del genovese e della Spagna.69 Da allora in poi, per diverse ragioni che non possiamo sviluppare in questa sede, Sauli non sarebbe mai più stato così vicino a raggiungere il soglio pontificio.

Conclusioni

38Da queste prime considerazioni sulla carriera di Sauli emergono tante domande sui processi di mobilità sociale nell’Antico Regime e, nello specifico, sulla formazione di un’élite ecclesiastica al servizio del sovrano ispanico e sui modi in cui essa era cooptata.

39Oltre ai punti interrogativi, possiamo anche anticipare alcune suggestioni e conclusioni. L’analisi dell’ascesa di Sauli mette in rilievo la capacità della piazza romana di rendere visibili i complessi meccanismi e le strategie che dovevano sviluppare quegli esponenti che aspiravano a una carriera curiale. Il successo o fallimento delle decisioni intraprese dipendevano dall’abilità nel barcamenarsi e gestire diversi tipo di servizio – nel caso del Sauli, per il Papa, per Ferdinando de’ Medici, per la Francia, per la Repubblica e per la Spagna – a volte addirittura contrapposti. Inoltre, il caso qui presentato evidenzia il ruolo fondamentale che avevano i singoli individui al servizio del Re Cattolico nella ricerca, arruolamento e promozione di nuova linfa per la monarchia spagnola. Così, sebbene la grazia reale, le mercedes e i benefici venissero emanati principalmente da Madrid, la negoziazione per l’inserimento di settori emergenti al servizio del sovrano dipendeva, in buona parte, da un operato collettivo che si svolgeva al di fuori della corte castigliana e nel quale spiccavano le élites più potenti di stati sovrani come Genova (si pensi al Doria e alla sua mediazione per reclutare il Sauli) o i ministri regi ispanici (gli ambasciatori di Roma e di Genova) situati nei centri nevralgici della politica europea.

40Si tratta di una prospettiva che sottolinea l’importanza dell’analisi delle carriere dei singoli personaggi, delle affiliazioni familiari e delle clientele per superare i limiti e i preconcetti che potrebbero trasmetterci i testimoni dell’epoca – dicotomie quali nobiltà nuova e vecchia genovese; o quella di filospagnoli e filofrancesi, per porre solo qualche esempio – e che ribadisce inoltre l’importanza dello studio delle relazioni fra i diversi centri della politica europea non direttamente dipendenti dal Re Cattolico – Roma e Genova nel caso di specie – ma comunque fondamentali nel garantire la realizzazione degli obiettivi della politica imperiale spagnola.

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Bibliographie

Archivi

AAV = Archivio Apostolico Vaticano.

ASR = Archivio di Stato di Roma.

ADP = Archivio Doria Pamphilj.

AGS = Archivo General de Simancas.

AHN = Archivo Histórico Nacional.

Min. Exteriores = Ministerio de Exteriores.


Abbreviazioni

SS. = Santa Sede.

Leg. = Legajo.

Scaff. = scaffale.

Int. = interno.


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Notes

1 Cardim 2012.

2 Doria 1986, p. 57-122; Herrero Sánchez 2011.

3 Visceglia 2010; Visceglia – Signorotto 1996; Martínez Millán 2010, p. 549-682.

4 Delumeau 1957; Ago 1998.

5 Montacutelli 1998, p. 367-391.

6 Mombelli Castracane 1971; Costa Restagno 2004, p. 14-44; Terzaghi 2007.

7 Esteban Estríngana 2012.

8 Novi Chavarria 2015.

9 D’Avenia 2015, p. 45-72 e 2019, p. 93-110; Quiles García 2011, p. 731-752.

10 Una definizione sugli Eminenti in Bitossi 1990, p. 74.

11 I cardinali genovesi filospagnoli si affiancavano, in questo modo, al compito fondamentale che doveva svolgere l’ambasciatore spagnolo a Roma che, come osserva Maria Antonietta Visceglia, «doveva assicurare a Madrid una continua corrispondenza con i viceré di Napoli, di Sicilia e di Milano, con gli ambasciatori delle sedi nevralgiche di Venezia, Genova, Savoia. Roma, dunque, sebbene fuori dai domini diretti della Monarquía, è considerata parte di un sistema politico integrato a livello italiano e perciò i rappresentanti del re devono agire costantemente in modo coordinato con gli altri ministri spagnoli». Visceglia 1996, p. 37-91: 57.

12 In questo senso, ci è sembrato interessante l’approccio dello studioso Diego Pizzorno che nella sua monografia sui rapporti fra Genova e Roma ha scelto proprio di mettere a fuoco personaggi e famiglie «popolari» e/o appartenenti alla nobiltà detta «nuova», piuttosto che gli esponenti delle antiche casate che potevano vantare da tempo dei porporati (Doria, Spinola, Grimaldi, Lomellini). Pizzorno 2018.

13 Jankowiak – Pettinaroli 2016.

14 Sul cardinale Bendinello II Sauli di Pasquale I: Hyde 2009; Fara 2017, p. 726-729. Egli era fratello di Sebastiano I che aveva partecipato alla gestione delle tesorerie umbre del papato. La sua carriera fu troncata dal suo ipotetico coinvolgimento nella congiura ordita da alcuni cardinali contro Leone X: Winspeare 1957. Girolamo Sauli di Vincenzo fu arcivescovo di Genova fino alla sua morte nel 1559. Era fratello di Agostino (?-1578), appaltatore delle allumiere papali di Tolfa. Sull’amministrazione dell’allume di Tolfa: Delumeau 1962. Dopo solo sei mesi di gestione della tesoreria generale della Camera Apostolica fu incarcerato, probabilmente per i rapporti tesi che Paolo V intratteneva con i parenti del cardinale che amministravano l’allume di Tolfa: Giannini 2005 (versione online). Per ulteriori dettagli su questi due rami: Fara 2016, p. 71-104; Pizzorno 2018, p. 24-25, 28-30. Per una maggior chiarezza sulla genealogia della famiglia: Bologna 2000.

15 I nonni del cardinali Antonio Sauli e di Bendinelli Sauli erano fratelli. Bologna 2000 (tavole genealogiche I e III).

16 Sul ruolo di Andrea Doria nella politica cinquecentesca della Repubblica: Pacini 1999. Sui servigi alla monarchia spagnola di Giovanni Andrea Doria, erede di Andrea: Lomas Cortés 2012, p. 183-216; Carpentier 2017. Ringrazio Bastien Carpentier che mi ha consentito la lettura del suo lavoro. Sul ruolo di Carlo Doria Tursi, figlio di Giovanni Andrea, come generale della squadra di galere di Genova al servizio di Spagna: Lo Basso 2011, II, p. 819-846.

17 Visceglia 2013, p. 247-248.

18 Visceglia 2004, p. 155-190:176.

19 La fazione filospagnola era talmente menomata agli inizi del Seicento che a febbraio del 1605 il re esprimeva al duca di Escalona il bisogno di convincere il Papa a far entrare il cardinale Doria nel conclave anche «sin tener orden sacro». AHN, Min. Esteriores, SS, leg. 54, lettera di Filippo III al duca di Escalona, ambasciatore spagnolo a Roma, 23 febbraio 1605, fol. 129.

20 Volpini 2014, p. 360-381; Menicucci 1999, p. 40-49.

21 Eubel- van Gulik 1923, III, p. 52. Più dettagli sulla vita del cardinale Sauli in Cardella 1793, V, p. 276-278; Moroni 1853, LXI, p. 292.

22 Sauli appariva come uno che vantava simpatie filofrancesi in diversi documenti scritti dagli ambasciatori spagnoli presso la Santa Sede. È il caso della descrizione sui membri del Sacro Collegio inviata nel 1606 a Filippo III dal marchese di Aitona, ambasciatore spagnolo presso il Papa: AHN, Min. Exteriores, SS, leg. 54, fol. 277r-283r: 277v. Un’altra relazione non datata ma possibilmente realizzata dall’ambasciatore precedente, il marchese di Villena, definiva di nuovo il Sauli come un servitore della Spagna che «también se entretiene con Francia». In AGS, Estado, leg. 980. Sulla partecipazione della famiglia Sauli al finanziamento della spedizione francese del 1494 in Italia: Fara 2016, p. 87.

23 Giordano 2006, p. LXXXIII. Alcune testimonianze dei servigi forniti da Sauli al conte di Castro in AHN, Min. Exteriores, SS., leg. 55, lettera di Filippo III al conte di Castro, ambasciatore spagnolo a Roma, data illeggibile, fol. 359r; ivi, lettera di Filippo III al conte di Castro, ambasciatore spagnolo a Roma, 12 giugno 1610, fol. 241r.

24 La cooptazione costituisce un modo specifico di reclutamento attraverso il quale le persone chiamate a far parte di un organo di potere sono designate da quelle già in carica. In questo modo, la cooptazione si erige a metodo efficace per la riproduzione dell’élite, per ampliare la base sociale del potere e per l’assunzione di quei soggetti che potevano fornire servigi interessanti. Allo stesso tempo, le persone potevano essere cooptate perché riconosciute come individui che in qualche modo potevano danneggiare il potere, motivo per cui il loro reclutamento diventava determinante per la protezione del sistema. Loewenstein – Cotta 1990. La cooptazione nella Monarchia spagnola è quindi espressione di un sistema politico nel quale il re condivideva e delegava ampi poteri ai suoi servitori che si adoperavano per la selezione di nuovi soggetti tramite la condivisione di informazioni sui candidati, l’avvicinamento e il coinvolgimento degli stessi attraverso diversi mezzi.

25 Biaudet 1910, p. 285.

26 In una sua lettera di 12 giugno 1577, il Sauli, riferiva i suoi sforzi per far imbarcare su galere dirette a Genova dei remi e delle sartie da sbarcare a Civitavecchia. In AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 5, lettera del nunzio Antonio Sauli, 12 giugno 1577, fol. 451r.

27 Varriale 2014.

28 Non si sono trovate prove sull’esistenza di eventuali rapporti fra il nunzio e un suo parente, Bendinelli Sauli, il capitano di due galere della squadra di Genova al servizio della monarchia spagnola. La ampiezza delle famiglie genovesi che, come i Sauli, erano composte da molteplici rami, rendeva abituale che fra di essi non sempre ci fossero contatti stretti e che addirittura sviluppassero delle attività e delle strategie ben diverse.

29 Doria 1977, p. 377-394; Pacini 2003, p. 325-390: 374-385; Pacini 2005, p. 21-44.

30 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 26 settembre 1575, fol. 696r e v.

31 Pacini, 2003, p. 325-390: 372.

32 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 3, lettera del nunzio Antonio Sauli, 15 agosto 1573, fol. 492v.

33 La connivenza fra D’Austria e Doria è riferita in modo frequente nel carteggio di Sauli di questi anni ed è attestata anche dalla relazione scritta nel 1576 dell’ambasciatore veneziano a Napoli, Gerolamo Lippomano: Rullo 2013, p. 2-34: 21-22.

34 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 21 settembre 1575, fol. 683r-684r.

35 Ibid.

36 Savelli 1992.

37 AAV, Segreteria di Stato, Napoli, vol. 4, lettera del nunzio Antonio Sauli, 14 ottobre 1575, fol. 712r.

38 Ibid, 9 giugno 1575, fol. 584r.

39 La posizione di Sauli riguardo la Repubblica è palesata dallo stesso nunzio in una delle sue lettere: AAV, Segretaria di Stato, Napoli, vol. 3, lettera del nunzio Antonio Sauli, 15 agosto 1573, fol. 492r. L’espressione «huomo di Repubblica» la troviamo in AAV, Fondo Pio, I, «Discorso sopra la vita e qualità d’alcuni cardinali», fol. 162-165: 163v.

40 Boggiano-Pico 1971: p. 185-199:193. Sull’importante ruolo dei cardinali protettori per Genova: Pizzorno 2018, p. 262-263.

41 Moroni 1853, vol. 61, p. 292.

42 Fernández Collado 1991, p. 44.

43 AGS, Estado, leg. 1412, doc. 156, lettera di Juan de Zúñiga, ambasciatore spagnolo a Roma, a Giovanni Andrea Doria, fol. 341v.

44 Ibid, doc. 157, fol.344r.

45 Ibid.

46 AAV, Segretaria di Stato, Napoli, vol. 8, lettera di Antonio Sauli, nunzio straordinario in Portogallo, da Genova, alla segreteria di Stato, 6 febbraio 1579, fol. 4r.

47 Prova del carattere critico di Lorenzo Sauli nei confronti dei rapporti di Genova con la Spagna la troviamo nel suo schieramento nel Minor Consiglio contro la possibilità di esimere l’ambasciatore spagnolo a Genova dal divieto di accesso nelle case di stranieri. Una disposizione che invece doveva essere osservata dai cittadini genovesi: Bitossi 1990, p. 60 e 61. Lorenzo Sauli fu nominato Dux della Repubblica nel 1599 e nel 1601 fu assassinato. I rapporti fra Giovanni Andrea Doria e il fratello di Antonio Sauli non furono semplici. Testimoni delle differenze fra entrambi, probabilmente per questioni economiche, sono le minute di diverse lettere inviate da Giovanni Andrea Doria a Antonio Sauli: ADP, scaff. 84, b. 44, minute di lettere del principe Doria a Sauli, 12 gennaio; 3 febbraio; 1, 8 e 29 aprile 1588. In alcune di queste minute, di preciso in quelle di 3 febbraio e 1 e 8 aprile, Doria proponeva, come possibile modo per risolvere la lite, la mediazione delle donne della famiglia. Di Placidia Doria, sua sorella, che avrebbe dovuto parlare con Chiara Doria, moglie di Lorenzo. Fenomeno indicativo del potere di negoziazione conferito alle donne delle casate genovesi più rinomate.

48 AGS, Estado, leg. 1412, doc. 113, lettera dell’ambasciatore spagnolo a Genova, Pedro de Mendoza, a Filippo II, 31 agosto 1579, fol. 237v.

49 Saltini 1880, p. 365-401: 398. I buoni rapporti trascorsi fra Sauli e il Medici spiegano che Doria sollecitasse Antonio Sauli perché mediasse nella risoluzione di questioni che aveva in sospeso con Ferdinando quando esso era ormai Granduca della Toscana. In concreto, Doria scriveva a Sauli che «se bene pensavo che il gran Duca dovesse tenere Vostra Signoria Ilustrissima per amico particolare et servitore, credevo che questo dovessi aprir strada à parlarli del procedere ha fatto meco, havendo compito tanto con tutti li ministri grandi et piccoli del re mio signore come hà fatto, poiché se non mi inganno quest’offitio si poteva far come amico mio et come servitore del Gran Duca mostrandoli desiderio che si perpetuassi la quietà che li miei passati hanno havuto con li suoi […]». In ADP, scaff. 84, b. 44, minuta del principe Doria, Loano, al cardinale Sauli, 12 gennaio 1588. È possibile che Sauli dovesse dissuadere Ferdinando de’ Medici dal matrimonio che pianificava fra Virginio Orsini (suo nipote) e una nipote del papa Sisto V, Flavia Peretti. A questo scopo, Doria inviò alla presenza del Granduca anche suo nipote Giannettino Spinola: ivi, minuta del principe Doria al cardinale Sauli, Loano, 3 febbraio 1588. In realtà, Doria era intenzionato a far sposare Flavia Peretti con suo figlio, Andrea Doria qualora «la pratica di Ranuccio vada in fumo», accennando così alla volontà del Papa di sposarla con Ranuccio I Farnese, figlio del duca Alessandro e di Maria di Portogallo: ivi, minuta del principe Doria al cardinale Sauli, Monte Argentario, 10 giugno 1588.

50 Sulla squadra di galere del Papa: Guglielmotti 1882. Sul programma navale di Sisto V: Filioli Uranio 2016, p. 91-109.

51 In un’altra lettera di Riccardi a Doria, il primo menzionava anche i Cicala fra gli asentistas de galeras del Re Cattolico i cui servigi il Papa voleva reclutare per la sua flotta. ADP, scaff. 93, b. 40, int. 5, lettera di Giovanni Riccardi a Giovanni Andrea Doria, 28 novembre 1586.

52 Ibid.

53 Riccardi riteneva che «questo Papa non è huomo da moversi per l’intercessione del signor Principe a fare un cardinale». In ibid., lettera di Giovanni Riccardi a Giovanni Andrea Doria, 7 novembre 1586.

54 Ibid.

55 Ibid, lettera di Giovanni Riccardi a Giovanni Andrea Doria, 28 novembre 1586.

56 ADP, Scaff. 93, b. 40, int. 7, in due lettere di Sauli a Giovanni Andrea Doria datate 18 dicembre 1587.

57 AGS, Estado, leg. 1420, doc. 156, lettera di Giovanni Andrea Doria a Filippo II, 17 aprile 1588, fol. 339r e v.

58 ADP, scaff. 84, b. 44, minuta di lettera del principe Doria al cardinale Sauli, 2, 9 e 22 aprile e 19 maggio 1588.

59 Ibid, aprile 1588 (non si precisa il giorno). Più di un mese prima, Doria aveva informato Filippo II sulla possibilità di reclutare il Lercaro perché servisse nella squadra di Genova del Re Cattolico. AGS, Estado, leg. 1420, doc. 141, lettera di Giovanni Andrea Doria a Filippo II, Loano, 2 marzo 1588, fol. 305r.

60 Ibid, doc. 161, lettera di Giovanni Andrea Doria a Filippo II, 17 aprile 1588, fol. 351r e v.

61 ADP, scaff. 84, b. 44, minuta di lettera del principe Doria al cardinale Sauli, Palermo, 23 luglio 1588.

62 Ibid, Napoli, 27 giugno 1588.

63 Ibid, Napoli, 2 settembre 1588.

64 Ibid, Napoli, 11 settembre 1588.

65 Ibid, Pozzuoli, 10 ottobre 1588.

66 Ibid, Genova, 8 dicembre 1588.

67 ADP, Aldobrandini, b. 9, int. 28, lettera del fiscale Nicolò Benigni al cardinale Aldobrandini, 26 agosto 1604, c. 67r.

68 Il corsivo è mio. AGS, Estado, leg. 980.

69 Ibid, lettera del marchese di Vigliena, ambasciatore spagnolo a Roma, a Filippo III, 30 aprile 1605.

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Pour citer cet article

Référence papier

Yasmina Rocío Ben Yessef Garfia, « Mobilità e cooptazione delle élites al servizio della Monarchia Spagnola policentrica »Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines, 133-1 | 2021, 51-64.

Référence électronique

Yasmina Rocío Ben Yessef Garfia, « Mobilità e cooptazione delle élites al servizio della Monarchia Spagnola policentrica »Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines [En ligne], 133-1 | 2021, mis en ligne le 13 octobre 2021, consulté le 29 mars 2024. URL : http://journals.openedition.org/mefrim/9813 ; DOI : https://doi.org/10.4000/mefrim.9813

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Auteur

Yasmina Rocío Ben Yessef Garfia

Università Federico II di Napoli /DisComPoSe - yrbengar@upo.es

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