MOSTRA FOTOGRAFICA

Hemelliggaam, dove il Sudafrica incontra l’Italia

Un progetto artistico di Tommaso Fiscaletti e Nic Grobler, in collaborazione con un gruppo di scienziati e musicisti italiani che vivono e lavorano a Città del Capo. Il progetto prevede in futuro di raggiungere queste remote zone del Paese con un'esibizione mobile che si concluderà nel 2020

     08/03/2018

Il telescopio Salt (South African Large Telescope ) in una delle immagini della mostra “Hemelliggaam or The Attempt To Be Here Now”. Crediti: Tommaso Fiscaletti e Nic Grobler

Come coniugare gli sconfinati ambienti sudafricani con la presenza dell’uomo e i più ambiziosi progetti scientifici? Gli artisti Tommaso Fiscaletti e Nic Grobler, i creatori della mostra fotografica “Hemelliggaam or The Attempt To Be Here Now (Chapter one)”, hanno provato a raccontare con foto e video le aree del Northern Cape scelte per la realizzazione di progetti astronomici internazionali come il South African Large Telescope (Salt) e lo Square Kilometer Array (Ska), indagando la relazione tra terra e cielo e tra persona e ambiente. La mostra apre oggi, giovedì 8 marzo, e sarà possibile visitarla fino al 22 aprile presso il Museo Iziko a Città del Capo.

Si tratta del primo capitolo di un progetto molto ampio in cui è vastamente coinvolta l’Italia, in quanto la mostra è realizzata in collaborazione con un gruppo di scienziati e musicisti italiani che vivono e lavorano a Città del Capo. «Il progetto prevede in futuro di raggiungere queste remote zone del Paese con un’esibizione mobile e si concluderà nel 2020 (celebrando i 200 anni dell’osservatorio di Città del Capo) con un’ultima esibizione che racconterà di questi viaggi. Le varie esibizioni verranno anche accompagnate da attività di outreach con il pubblico», spiega Lucia Marchettiproject manager di Hemelliggaam nonché associata presso Inaf-Ira di Bologna e attualmente post-doc in Sudafrica presso l’Università del Western Cape e l’Università di Città del Capo.

In lingua afrikaans il termine Hemelliggaam significa “corpo celeste” e la mostra è fondamentalmente un archivio visuale che esplora gli aspetti esistenziali della relazione tra uomo-ambiente-astronomia, utilizzando come punto di partenza, le peculiarità di un paese come il Sudafrica. Le installazioni principali di fotografie e video, all’interno dell’Iziko South African Museum, saranno accompagnate da una mostra all’aperto tra gli alberi dei Company’s Garden, i famosi giardini adiacenti al museo.

Il curatore Filippo Maggia descrive così la mostra: «Hemelliggaam or The attempt to be here now esplora da molteplici punti di osservazione la relazione quasi mistica che lega l’essere umano al cielo, da quando, alzando lo sguardo oltre l’orizzonte, il cielo ha inizio sopra il mondo conosciuto, sino a dove l’occhio indagatore dell’uomo, supportato dalla scienza, lo porta. E, quando la scienza non basta, la fantasia prova a trasportarlo oltre lo scibile».

Una delle immagini della mostra. Crediti: Tommaso Fiscaletti e Nic Grobler

L’altro responsabile sudafricano del progetto, Mattia Vaccari, è un ricercatore presso l’Università del Western Cape a Città del Capo ed è a sua volta coinvolto in Hemelliggaam. «Grazie allo Square Kilometre Array e ad altri progetti, c’è un crescente interesse per l’astronomia, le sue meraviglie e le implicazioni scientifiche», commenta Vaccari. «Conosciamo il lavoro degli astronomi e i progressi tecnologici che sono stati compiuti in questi progetti. Ma per gli artisti di Hemelliggaam, l’astronomia è anche una storia umana. Molto tempo prima della costruzione di questi giganteschi telescopi, le persone hanno rivolto i loro occhi verso il cielo. In molti modi, le stelle, i pianeti e i mondi là fuori sono diventati parte delle storie che il popolo sudafricano racconta».

Il Consolato d’Italia in Sudafrica, la South African National Research Foundation (Nrf), il Ministero degli Affari Esteri e Enel X South Africa sponsorizzano questo sforzo artistico, che tocca soprattutto comunità locali coinvolte dal progetto Square Kilometre Array, in cui l’Italia gioca un ruolo importante ormai da molti anni. Vista l’intensa collaborazione con l’Italia, abbiamo chiesto a Pierguido Sarti, addetto scientifico presso l’ambasciata italiana a Pretoria, quanto le relazioni con il Sudafrica siano importanti per il nostro Paese.

«L’astrofisica, e in particolare la radioastronomia, è tra i settori scientifici prioritari in cui numerosi Paesi africani hanno concordato di sviluppare la cooperazione in campo scientifico-tecnologico con i partner internazionali, inclusi i Paesi dell’Unione Europea», risponde Sarti. «Già nel 2012, tramite la risoluzione adottata nel corso della XVIII Assemblea ordinaria tenutasi ad Addis Abeba (19-20 Gennaio 2012), l’Unione Africana stabilì di considerare i progetti radioastronomici Square Kilometre Array (Ska) e African Vlbi Network (Avn) quali strumenti su cui investire per sviluppare la conoscenza scientifica e le infrastrutture tecnologiche del continente. La radioastronomia si conferma quindi un volano scientifico-tecnologico per una serie di iniziative comuni di importanti Paesi africani».

E aggiunge: «Alla luce della recentissima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto che stabilisce la ripartizione delle risorse del Fondo investimenti, rifinanziato dalla legge di bilancio per il 2018, e assicura le risorse al Miur per la partecipazione italiana al progetto Ska, le istituzioni e le imprese italiane, tramite il loro patrimonio di conoscenza e le infrastrutture nel settore, devono poter e saper cogliere le opportunità che derivano da questi progetti per rafforzare il loro ruolo quali interlocutori nei settori della scienza e della tecnologia nel continente africano. È inoltre importante sottolineare che anche nel quadro del Programma Esecutivo Italia-Sudafrica per la cooperazione bilaterale scientifico-tecnologica del triennio 2018-2020, sottoscritto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Scienza e Tecnologia sudafricano, uno dei quattro progetti di grande rilevanza finanziati è incentrato su tematiche radio-astronomiche, tra cui il progetto Ska, e coinvolge l’Istituto Nazionale di Astrofisica».

«Il progetto è un sostanziale miglioramento rispetto alle precedenti incarnazioni dei progetti di collaborazione bilaterale italo-sudafricana», aggiunge in conclusione Vaccari, «e, oltre a una quantità più generosa di fondi, offre maggiore flessibilità nel farne uso. Questo ci permetterà di supervisionare in maniera congiunta studenti italiani e sudafricani ma anche di organizzare convegni dove discutere di nuove aree di collaborazione importanti per Ska, quali il Big Data e il Cloud Computing».

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